Sommo Dante!

𝐷𝑖 𝐿𝑒𝑡𝑖𝑧𝑖𝑎 𝐴𝑟𝑛𝑎𝑙𝑑𝑖, 𝐼𝑉 𝐸𝐿

“Dante” è un film uscito nel 2022 in tutti i cinema italiani, registrato e prodotto in Italia, della durata di 94 minuti; appartiene al 𝗴𝗲𝗻𝗲𝗿𝗲 𝗯𝗶𝗼𝗴𝗿𝗮𝗳𝗶𝗰𝗼-𝘀𝘁𝗼𝗿𝗶𝗰𝗼, difatti narra la storia del poeta Dante attraverso il racconto di Giovanni Boccaccio: la struttura del film è costituita da un'alternanza tra 𝗶𝗹 𝘃𝗶𝗮𝗴𝗴𝗶𝗼 𝗱𝗶 𝗕𝗼𝗰𝗰𝗮𝗰𝗰𝗶𝗼 𝗲 𝗹𝗮 𝘃𝗶𝘁𝗮 𝗱𝗶 𝗗𝗮𝗻𝘁𝗲. La regia e la sceneggiatura del film sono di 𝗣𝘂𝗽𝗶 𝗔𝘃𝗮𝘁𝗶, il quale ha impiegato molti anni a raccogliere informazioni e materiale per ideare e, in seguito, produrre questo film. I personaggi principali di questa pellicola sono Giovanni Boccaccio interpretato da Sergio Castellitto e Dante interpretato da Alessandro Sperduti; nel ruolo di personaggi secondari troviamo Beatrice Portinari interpretata da Carlotta Gamba e Gemma Donati interpretata, da giovane, da Ludovica Pedetta e, da anziana, da Erika Blank; Suor Beatrice interpretata da Valeria D'Obici ed infine Guido Cavalcanti da Romano Reggiani. 𝗜𝗹 𝗳𝗶𝗹𝗺 𝗲̀ 𝗮𝗺𝗯𝗶𝗲𝗻𝘁𝗮𝘁𝗼 𝗻𝗲𝗹𝗹'𝗮𝗻𝗻𝗼 𝟭𝟯𝟱𝟬, 𝗾𝘂𝗮𝗻𝗱𝗼 𝗚𝗶𝗼𝘃𝗮𝗻𝗻𝗶 𝗕𝗼𝗰𝗰𝗮𝗰𝗰𝗶𝗼 𝘃𝗶𝗲𝗻𝗲 𝗶𝗻𝗰𝗮𝗿𝗶𝗰𝗮𝘁𝗼 𝗱𝗮𝗶 𝗖𝗮𝗽𝗶𝘁𝗮𝗻𝗶 𝗱𝗶 𝗢𝗿𝗦𝗮𝗻 𝗠𝗶𝗰𝗵𝗲𝗹𝗲 𝗱𝗶 𝗽𝗼𝗿𝘁𝗮𝗿𝗲 𝗱𝗶𝗲𝗰𝗶 𝗳𝗶𝗼𝗿𝗶𝗻𝗶 𝗱'𝗼𝗿𝗼 𝗮 𝗦𝘂𝗼𝗿 𝗕𝗲𝗮𝘁𝗿𝗶𝗰𝗲, 𝗹'𝘂𝗻𝗶𝗰𝗮 𝗳𝗶𝗴𝗹𝗶𝗮 𝗱𝗶 𝗗𝗮𝗻𝘁𝗲 𝗮𝗻𝗰𝗼𝗿𝗮 𝗶𝗻 𝘃𝗶𝘁𝗮 𝗮 𝗮 𝗥𝗮𝘃𝗲𝗻𝗻𝗮. Da qui comincia il viaggio di Boccaccio che, attraverso una serie di flashback, ripercorre la vita del poeta fiorentino, di cui aveva una gran stima ed ammirazione, incontrando diversi personaggi che erano stati a contatto con lui o che avevano assistito alla sua morte, fino a raggiungere sua figlia, ormai anziana, per consegnarle i fiorini d'oro. In questo film Giovanni Boccaccio ha una funzione similare a quella di Virgilio nella Divina Commedia e dal suo personaggio traspare un'immensa devozione nei confronti di Dante, nel mentre egli ripercorrerà per noi la vita del “Sommo Poeta”. Pupi Avati rappresenta Dante in maniera diversa rispetto all'immagine che i libri di testo ci hanno proposto ed, effettivamente, qui abbiamo incontrato un Dante diverso: 𝘂𝗻 𝗴𝗶𝗼𝘃𝗮𝗻𝗲 𝗶𝗻𝗰𝗲𝗿𝘁𝗼 𝗲 𝗽𝗮𝘀𝘀𝗶𝗼𝗻𝗮𝗹𝗲 con un romanticismo leggermente languido, ma non senza spina dorsale. Infatti si può ammirare come Avati sia riuscito a rappresentare il periodo precedente alla sua ascesa come poeta, rivelandoci questa dualità con uno stile che comprenda entrambi gli aspetti della personalità di Dante Alighieri. Ho molto apprezzato il modo in cui il regista sia riuscito a rappresentare l'ossessione per Beatrice la quale, oltre ad essere una donna angelicata, viene descritta come una figura magnetica, perturbante e, addirittura, provocatoria.

Nel film di Avati ritroviamo una grande passione per le atmosfere gotiche che sfociano nella realizzazione di molte scene definibili come “splatter”: un fatidico esempio è 𝗕𝗲𝗮𝘁𝗿𝗶𝗰𝗲 𝗰𝗵𝗲 𝗺𝗮𝗻𝗴𝗶𝗮 𝘂𝗻 𝗰𝘂𝗼𝗿𝗲 𝘃𝗲𝘀𝘁𝗶𝘁𝗮 𝗱𝗶 𝗿𝗼𝘀𝘀𝗼 scena raffigurata nella 𝑉𝑖𝑡𝑎 𝑁𝑜𝑣𝑎 di Dante oppure, un altro esempio, è delineato dai numerosi cadaveri o esecuzioni illustrateci senza alcun tipo di censura.

Personalmente, dai commenti ricevuti da persone che avevano precedentemente visto il film, mi sarei aspettata un film terribile dal quale non avrei capito nulla sulla figura di Dante, ma, dopo la sua visione, ho compreso qualcosa in più: è semplicemente sufficiente soffermarsi e rimanere concentrati su ciò che si sta vedendo, provando ad immedesimarsi ed a farsi circondare dall'atmosfera di quegli anni per avvicinarsi alla comprensione della personalità del poeta.

Il racconto cinematografico ci fa conoscere lati del “𝗦𝗼𝗺𝗺𝗼 𝗣𝗼𝗲𝘁𝗮” che difficilmente vengono immaginati, come la sua sofferenza o il suo continuo senso di inadeguatezza che si riescono a percepire osservando i flashback della sua vita. Tuttavia rimane un limite: infatti non è possibile riassumere sul grande schermo la sua vita pubblica e privata, le sue opere letterarie, la sua filosofia e la sua straordinaria importanza nella letteratura e nella cultura italiana prima e mondiale poi. E' da ammirare anche la figura di Boccaccio, il quale riesce a farsi piccolo davanti alla grandezza di Dante, ma senza scalfire le sue doti letterarie; ebbe successo anche a farsi antesignano della catena di simboli, aneddoti e spiegazioni che iniziano con l'acquisto della bambola nuziale di Beatrice fino all'arrivo nel monastero nel quale incontrò, dopo alcune peripezie, suor Beatrice.

In conclusione dubito che in questo film sia presente una vera “morale della storia”; però esso è stato capace di lasciare un segno indelebile nella mente sull'aspetto psicologico del poeta fiorentino, dimostrandocelo, sotto tutti i punti di vista, 𝘂𝗺𝗮𝗻𝗼, 𝗰𝗼𝗺𝗲 𝗻𝗼𝗶, 𝗽𝗶𝗲𝗻𝗼 𝗮𝗻𝗰𝗵'𝗲𝗴𝗹𝗶 𝗱𝗶 𝗱𝘂𝗯𝗯𝗶 𝗲 𝗱𝗶 𝗽𝗮𝘂𝗿𝗲

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